La libertà fragile by Louis Godart

La libertà fragile by Louis Godart

autore:Louis Godart [Godart, Louis]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 è il testo che segna l’apogeo dell’ideologia della Rivoluzione francese. In poche righe concentra tutte le principali rivendicazioni di un popolo in lotta contro il regime al quale è sottoposto.

Edward Moran (1829-1901), Libertà che illumina il mondo, 1886.

Olio su tela, cm 125,7 × 100,3. New York, Museum of the City.

(© Bridgeman Art Library, Londra)

Questo testo rappresenta anche una pietra miliare del diritto costituzionale moderno, basato essenzialmente sulla descrizione delle libertà che l’uomo può rivendicare di fronte allo Stato.

Il contesto storico che vede nascere la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino è quello dell’Ancien Régime, forma di governo cui sono sottoposti tutti gli Stati dell’Europa occidentale e centrale nei secoli XVII e XVIII. I sovrani sono monarchi assoluti; il clero e la nobiltà godono di privilegi immensi.

In Francia, alla vigilia della Rivoluzione, la nobiltà era composta di circa 400.000 persone, di cui 80.000 possedevano un quarto del territorio del paese e percepivano i diritti feudali. La nobiltà di corte era particolarmente privilegiata: circa il 12 per cento del bilancio dello Stato era ripartito tra 4000 famiglie.

Il clero contava all’incirca 130.000 membri, che si dividevano più della decima parte del territorio della Francia.

Di fronte alla nobiltà e al clero vi era il Terzo Stato, che costituiva quasi il 98 per cento della popolazione. Comprendeva tre categorie di persone: 1) i contadini, che erano circa 16 milioni e di cui solo un terzo era proprietario delle terre che coltivava; 2) gli artigiani, che reclamavano l’abolizione delle corporazioni; 3) la borghesia, i cui esponenti, commercianti e industriali, svolgevano le professioni liberali. Coinvolta nello sviluppo economico del paese ma costantemente estromessa dalle grandi decisioni politiche, di fronte alle reazioni negative dell’aristocrazia, agli eccessi della corte e al rifiuto del sovrano di promuovere riforme, la borghesia diventerà il motore della Rivoluzione.

La reazione popolare e il meccanismo rivoluzionario si innescarono sullo sfondo di una nuova concezione della politica e della società. Con l’avvento del Secolo dei Lumi la ragione si sostituisce all’autoritarismo e alla tradizione. L’uomo ritrova la fede nel progresso e pretende libertà in tutti i campi. Cartesio aveva proclamato la superiorità del razionalismo e dello spirito critico. Montesquieu ora suggerisce una nuova gestione dell’autorità, basata su tre poteri fra loro indipendenti: legislativo (un’assemblea eletta che rappresenta il popolo), esecutivo (il re e i suoi ministri) e giudiziario (i magistrati). Rousseau crede fermamente all’uguaglianza tra gli uomini. Gli enciclopedisti, quali Diderot e d’Alembert, reclamano la libertà di pensiero e di espressione e l’uguaglianza davanti alla legge. Voltaire, invece, si fa paladino di un sistema parlamentare all’inglese, nel quale il sovrano regna e non governa. L’influenza anglosassone traspare anche in altri pensatori che si ispirano alla monarchia parlamentare inglese e al Preambolo della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti.

L’idea rivoluzionaria nacque dalla volontà di imbastire profondi cambiamenti strutturali in seno alla società: si trattava di consegnare il potere a coloro che fino ad allora erano stati governati,



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